QUESTIONE DI
ETICHETTE..
Terza edizione di Cimameriche. Curioso il Tigullio, zona di intense
storie di migrazioni – di andata e di ritorno – tanto massicce nelle (A)
Meriche tutte, eppure così poco attento alle espressioni socioculturali
che da quella parte di liguri, figli oppure oriundi, giungono e vanno, al punto
da privilegiare eventi che spesso hanno ben poco a che fare con tale patrimoni e
influenze multifocali. Cimameriche è innanzitutto un progetto e un
processo, e non solo un evento più o meno significativo. Da tempo siamo convinti
che l’evento non basta, perché non si può fare una promozione culturale efficace
senza l’apertura contemporanea di spazi e menti che assicurino solidità e
contenuti alle proposte avanzate. E’ una sfida che da anni – come Lea Artecinema
ieri, come Lamaca Gioconda oggi – portiamo avanti e che adesso con il Festival
vogliamo concretizzare.
Nelle prime due edizioni ci riconosciamo il merito di avere saputo ottimizzare le poche risorse
a nostra disposizione: locali per la segreteria organizzativa privati, lavoro
volontario, spazi e sostegni economici personali messi a disposizione, lavoro
specializzato sottocosto, collaborazioni preziose di associazioni sensibili, il
rigore nella gestione complessiva del festival – organizzativa ed economica –
sono senza dubbio una carta di presentazione alle Istituzioni che finanziano
l’evento e anche la speranza di potere conoscere e fare apprezzare, sotto il
profilo sia culturale che economico, il Tigullio alle Meriche e le Meriche al
Tigullio come appuntamento fisso.
Nessuno sforzo di questa natura potrà ritenersi efficace, se non sarà accompagnato dalla
consapevolezza che questi passi rappresentano chiaramente lo spartiacque fra due
modi di pensare un festival cinematografico: spesso in Italia non si capisce
bene se un Festival, al dotarsi di un ufficio stampa di qualità, intenda vendere
l’immagine della manifestazione, di un direttore, solleticare l’ego di qualcuno,
risolvere i problemi economici degli organizzatori, oppure promuovere seriamente
un valore cinematografico. La nostra posizione è chiara, ma se non ci sarà una
comprensione dell’esistenza reale di questa frontiera, non si farà che
contribuire alla permanenza di una ingiusta distribuzione di spazi ed economie.
E’ un percorso che si deve affrontare con il concreto coinvolgimento di tutti.
Anche questa terza edizione non è ancora in grado di rispondere al
nostro progetto complessivo di promozione culturale, ma ne rappresenta un altro
tassello. E riprendendo le parole – adattate alla nostra esperienza ligure -
dell’amico e sostenitore Rodrigo Diaz nel suo Festival del Cinema
Latinoamericano di Trieste
“nonostante
tutto, pur sapendo quanto la strada da percorrere sia ancora lunga, possiamo
ritenerci soddisfatti, consapevoli come siamo del pensiero di Eduardo Galeano
Considerando la solitudine dei creatori, i costi siderali, l’assenza di
denaro, i precedenti scoraggianti, la mancanza di mezzi tecnici, l’indifferenza
ufficiale, lo sterminio delle sale, l’alienazione del pubblico, la disattenzione
dei critici e l’ostilità del resto, il cinema latinoamericano è, oggi come oggi,
l’unica prova irreffutabile dell’esistenza di Dio “, verifichiamo che anche
la promozione nel Tigullio di Cimameriche - tratto della nostra memoria e del
nostro futuro - sembra non sfuggire a questa legge.
Buona visione!
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